VDGG > Pawn Hearts


Charisma, ottobre 1971

side one
Lemmings (Including Cog) – 11:37
Theme One (George Martin) – 2:55
Man-Erg – 10:20

side two
A Plague of Lighthouse Keepers – 23:04
including:
Eyewitness
Pictures/Lighthouse (Hugh Banton, David Jackson)
Eyewitness
S.H.M.
Presence of the Night
Kosmos Tours (Guy Evans)
(Custard's) Last Stand
The Clot Thickens (Hammill, Banton, Evans , Jackson)
Land's End (Sineline)
We Go Now (Jackson, Banton)

Theme One sulla prima facciata è presente solo sulla versione americana del LP.
Il Cd contiene brani extra:

Theme One (original mix) (Martin) – 3:15
W – 5:04
Angle of Incidents (Evans) – 4:48
Ponker's Theme (Jackson) – 1:28
Diminutions (Banton) – 6:00

brani di Peter Hammill
prodotto da John Anthony
registrato al Trident Studios di Londra da:

Hugh Banton : organi Hammond e Farfisa organs, piano, mellotron, ARP synthesizer, bass pedals, basso, cori
Guy Evans : batteria, timpani, percussioni, piano
Peter Hammill : voce solista, chitarra acustica e slide, piano elettrico, piano
David Jackson : sax alto, tenor, e soprano, flauto, cori


Il 1971 si apre per i VDGG con il tour dei “Six Bobs”, un tour organizzato dalla giovane Charisma Records per pubblicizzare le sue band, ed in particolare i nostri, i Genesis ed i Lindsfare. Si trattava di un tour alla buona, con le band che viaggiavano tutte assieme su un solo bus (il che favorì una migliore conoscenza dei musicisti ed una certa influenza reciproca) e che suonavano per l’Inghilterra in località anche minori per un biglietto dal prezzo promozionale di soli 30 pence e con un impianto di amplificazione che non mancava di lasciare i musicisti a metà dello show.
A fine febbraio Peter registrò il suo album solista Fool's Mate con i membri della band, dei Lindsfare ed altri amici fra cui Robert Fripp, e poi la band intraprese anche un tour tedesco sempre in compagnia di band della scuderia Charisma come gli Audience ed i Jackson Heights (nati dalle ceneri dei Nice). I concerti continuarono per tutto l’anno mentre il nuovo album veniva registrato negli spazi liberi fra gli show. La band aveva raggiunto una notevole intesa musicale e David Jackson aveva inserito perfettamente il famoso suono del suo sax nel sound generale
Per i membri dei VDGG il nuovo disco avrebbe dovuto essere particolarmente importante; sarebbe stato un disco doppio ed assieme alle canzoni di Hammill avrebbe contenuto pezzi strumentali dal carattere sperimentale degli altri membri e le versioni registrate live in studio di Killer, Darkness e Squid / Octopus, giudicate migliori di quelle eseguite in precedenza.
Il primo pezzo scritto da Hammill faceva già parte del repertorio live, Man Erg, una bella canzone dolce e melodica sul tema della doppiezza, che però a metà dei suoi dieci minuti aveva un inserto dissonante in ossequio alle regole del progressive sinfonico che imponevano pezzi lunghi con variazioni melodiche e ritmiche.

“anch’io vivo dentro di me e molto spesso non so chi sono; so di non essere un eroe e spero di non essere dannato; sono solo un uomo e angeli ed assassini sono tutti qui, dittatori, salvatori e profughi, in guerra e pace, fino a che l’uomo vive”

I testi di Pawn Hearts sono estremamente letterari e sempre giocati su metafore, giochi di parole, assonanze, richiami letterari che li rendono al tempo stesso enigmatici ma anche una fonte inesauribile di scoperte e di libere interpretazioni, assecondati da musiche assolutamente barocche e romantiche sull’onda della moda progressive e probabilmente dell’influenza reciprova con le “operette” di Peter Gabriel ed i suoi Genesis. Per questo Pawn Hearts si rivelerà il più realizzato dei dischi di questi primi VDGG ma anche un disco molto legato al suo tempo.

Lemmings, il brano che apre il disco, è una sorta di poema giocato maestosamente sul canto di un “essere” che si trova in mezzo a questi lemmings votati al suicidio ma che canta invece il coraggio di sopravvivere.

La seconda facciata è un unica suite di 23 minuti, A Plague Of Lighthouse Keeper, ricavata da diverse tracce suonate separatamente ed unite in fase di missaggio, fortemente impressionista che dipinge con le tinte forti di un quadro romantico il poema del guardiano di un faro che canta la sua solitudine ma in una atmosfera non immobile ma epica di tempeste fragorose che portano vite umane a morire ai suoi piedi: la metafora di un uomo che osserva impotente la tragedia della vita senza intervenire. Non sarà mai eseguita in concerto tranne una sola volta, per la TV belga. Jackson racconta che si trattò di un equivoco: quando la band arrivò scoprì che ci si aspettava che avrebbe suonato proprio quel lungo brano, in realtà mai eseguito prima - tanto che PH dovette leggerne i testi sulla busta interna del disco.

Un altro brano di tre minuti, Theme One, un inno di sax particolarmente orecchiabile scritto da George Martin (sì, quello dei Beatles) come sigla per la BBC divenne un singolo di successo, mentre fu inserito solo sulla versione americana del LP.

Alla fine Pawn Hearts non divenne un album doppio per decisione della casa discografica. Dei brani in eccesso W divenne il retro del singolo, mentre gli sperimentali Angle of Incidents e Diminutions ed il jazzato Ponker’s Theme trovarono posto solo anni dopo sulla ristampa in CD. Una canzone in latino, Archimedes Agnostic, non fu finita e dei brani live in studio Squid / Octopus finì sulla ristampa di H to He.

Durante le registrazioni, e prima e dopo la stampa del disco nell’ottobre del 1971 i VDGG non interruppero il loro incessante tour. Il disco non entrò in classifica mentre il singolo Theme One li rese abbastanza popolari alla radio. In Italia Theme One divenne sigla di un programma televisivo. (continua)


consiglio per l'acquisto: un disco legato al suo tempo, ma il vertice della discografia dei VDGG e importante nella storia del progressive sinfonico

rating del recensore: ★★★★★

3 commenti:

Simone Cavatorta ha detto...

Questo viene solitamente considerato il capolavoro dei primi VdGG, e spesso anche il loro capolavoro tout court.
Io personalmente, pur amandolo molto, trovo che H to He sia più riuscito.
Non discuto Lemmings e Man Erg, che sono mervigliosamente perfette, però The Plague... non so, mi sembra composta da tante buone idee che faticano un po' a stare assieme.
Da qualche parte ho letto che Banton ha dovuto sudare parecchio per cucire insieme il tutto... boh, probabilmente molti fan dei VdGG diranno che non capisco una mazza (il che, peraltro, è probabile), ma a me sembra che proprio The Plague sia la parte dell'album invecchiata peggio... cioè, intendiamoci, le singole idee sono splendide, ma mi pare che nella versione di studio il tutto non funzioni alla perfezione... diverso, invece, il discorso per la versione live su Vital (unita a The Sleepwalker), in cui tali idee appaiono in tutta la loro purezza e bellezza, sfrondate da ogni elemento superfluo e ridondante.

earendil69 ha detto...

Il bello di questo album è proprio la natura estremamente soggettiva e inafferrabile... se ne potrebbe dibattere per decenni.
Ad esempio:
- IMHO non è un disco "legato al suo tempo", ma un'opera sospesa in un suo tempo e spazio particolari - e guarda caso, dopo 41 anni suona ancora attuale. Merito anche della sua natura sperimentale, e della magnifica produzione (ci lavorarono tre tecnici del suono; ascoltato su un impianto adeguato presenta un suono molto dinamico, complesso e potente, con dettagli multipli che si rivelano solo dopo vari ascolti).

- Sempre IMHO, trovo H to He complessivamente più incerto e non del tutto focalizzato nello sviluppo globale, e con alcune ingenuità residue che in Pawn Hearts risultano molto più ridotte.
Forse la cosa più onesta che si può dire questo disco è che è venuto fuori, in questa forma, quasi per caso - aspetto ribadito dagli stessi artisti.
E' un'opera schizofrenica, che allo stesso tempo è frutto di lavoro pianificato e complesso, e casualità e idee tirate fuori con un misto di follia e genialità creativa (ad esempio l'episodio dell'uso improprio del nastro magnetico :D o la sconsiderata sovraincisione multipla a metà di Plague).

Plague, che con altre suite del periodo ha poco o nulla da spartire, e che è piuttosto un lungo brano sperimentale che fa letteralmente "risuonare l'ascoltatore", che assume un atteggiamento attivo... non a caso è molto soggettiva, e causa reazioni differenti a seconda delle persone. Forse un modo corretto per rapportarcisi è considerarla davvero, come dice Hammill, "una rappresentazione cinematica dell'Io" e... tenerla in mano come una pellicola cinematografica, scorrendola controluce, senza fermarsi alla superficie della pur gradevole storia degli incubi notturni di un guardiano di faro.

Dal vivo è un brano molto impegnativo che richiede una tecnologia live che all'epoca non avevano, e un misto di precisione e avventurosa follia che i notoriamente discontinui VdGG raramente riuscivano a presentare insieme nella stessa esibizione...
La versione di Vital, per quanto mi riguarda, è un po' troppo spoglia e "normalizzata"; trovo infinitamente più interessante la rilettura al fulmicotone di Pioneers over c.

earendil69 ha detto...

Rimanendo sempre sull'aspetto tecnico dei dettagli sonori, il disco presenta soluzioni piuttosto inventive che non hanno avuto poi seguito in dischi successivi, di gruppo o solisti.
- Ad esempio, memorabile l'inquietante pulsazione in bassa frequenza dei pedali basso in Lemmings, subito dopo Cog, nel corso della fuga in chiave jazz-rock (ma emerge prepotente solo con cuffie o diffusori adeguati);
- Sempre in Lemmings, dopo il minuto 3:30 circa, il trattamento sonoro sulle voci astratte spettrali che circolano nel campo stereofonico, intrecciate con brevi pennellate di chitarra acustica, che rendono l'atmosfera, già molto crepuscolare dall'inizio, ancora più straniante;
- l'uso inventivo delle cosiddette "dissolvenze incrociate" (vari esempi in Lemmings e Plague).

Dove H to He era il "disco del mare", qui il tema portante a livello di ambientazione è la notte (provate ad ascoltarlo in riva al mare dopo mezzanotte, o meglio ancora su una scogliera :D )