VDGG Do Not Disturb


Esoteric Antenna, settembre 2016


Aloft (7:20)
Alfa Berlina (6:40)
Room 1210 (6:48)
Forever Falling (5:40)
Shigata Ga Nai (2:29)
6. (Oh No, I Must Have Said) Yes (7:44)
7. Brought to Book (7:57) 
8. Almost the Words (7:54) 
9. Go (4:35)    

brani di Banton, Evans, Hammill 
prodotto da VDGG
registrato a Stage2 Studios, Bath, 26-30 ottobre 2015
overdub registrate a Terra Incognita, The Organ Workshop e Over The Hill, da:

Hugh Banton: organo, tastiere, basso, fisarmonica, glockenspiel 
Guy Evans: batteria e percussioni   
Peter Hammill: voce, piano e chitarre  

Do Not Disturb è un disco anacronistico. Un disco che sa di anni '70. Il che fa parte del gioco, naturalmente. Per una serie di motivi.
Motivo numero 1: perché i VDGG sono un gruppo degli anni settanta.
Numero 2: perché i tre musicisti vivono la seconda metà della loro sesta decade. Lo stesso Hammill ha ammesso di non ascoltare molta (o affatto) musica altrui, negli ultimi anni. Il che lo pone in una specie di bolla temporale.
Numero 3: perché anche per il gruppo Do Not Disturb è un capitolo particolare.
Già questi VDGG Mk III si erano rimessi assieme all'inizio del nuovo millennio dopo che i musicisti si erano resi conto di incontrarsi ormai troppo spesso in occasione dei funerali. “Ora o mai più” avevano pensato. Nel 2005, poi, il gruppo si era ridotto ad un trio, dopo aver perso il sassofonista David Jackson, la persona che più si avvicinava ad un secondo leader della formazione. Questa reincarnazione dei VDGG si sarebbe dimostrata, a sorpresa, la più longeva di tutte.

Nel raccogliere le idee per Do Not Disturb, Peter Hammill ha realizzato che, per motivi anagrafici, c'è una possibilità che ogni album possa essere l'ultimo. E così ha cominciato ad lavorare ad un possibile capitolo conclusivo di una storia tanto leggendaria.
I testi sono tutti rivolti al passato, al ricordo se non al rimpianto. Ma lo sono anche le musiche e le atmosfere: mentre i recenti lavori del trio, Trisector e ancora di più A Grounding In Numbers, si sforzavano di costruire un suono in qualche modo contemporaneo, che appoggiandosi alle tastiere di Hugh Banton non facesse percepire troppo la mancanza del sax di Jaxon (impresa titanica), Do Not Disturb vive nel passato. In effetti pare proprio il seguito naturale di World Record, del 1976, più di qualsiasi altra cosa registrata nel frattempo. Questo è una buona ragione per comprendere com'è che il disco sia stato presentato con tanto entusiasmo da Hammill, e accolto con pari entusiasmo dai fan.

Ma al netto di ogni premessa, desiderio, speranza, com'è davvero DND nella lunga e leggendaria storia dei Van Der Graaf Generator?
Un disco tanto difficile quanto intrigante. I VDGG non sono tagliati per il successo: se DND può essere il loro commiato, non è stato realizzato per lasciarsi ascoltare da chi la band non l'ha voluta udire (ed amare) in tutti questi anni.
Il disco è un labirinto oscuro di magia nera, nei suoi momenti migliori un criptico gioiello di musica gotica. Lirico come World Record, complicato e stregato come Pawn Hearts.
Già la registrazione: non c'è il suono moderno, l'apertura dinamica dei dischi del duemila. Al contrario è tanto essenziale quanto chiusa e claustrofobica, non rifinita. Si avverte spesso la necessità di aggrapparsi ad un sax, ad un violino, che aiuti l'ascoltatore: niente, al massimo ad aiuto dell'organo di Banton intervengono la chitarra elettrica o una fisarmonica. Qualche coro, un tappeto di tastiere, ritmi dispari. Non è musica per principianti, né da ascoltare in auto.
È un viaggio, un maelstrom sonoro, un signore degli anelli (il libro, non il film) che si dipana per nove lunghe tracce per la durata complessiva di un'ora (sul vinile due brani sono tagliati), un incantesimo che vive dal tramonto all'alba. Un disco fuori dal tempo e fuori dalle mappe tracciate.

È inutile descrivere i brani uno per uno, giacché sono tutti elementi di un solo percorso (tranne forse l'orecchiabile Alfa Berlina, dedicata all'auto con cui il tour manager italiano Maurizio Salvadori portava a spasso il gruppo nei tour dei primi anni settanta; una canzone che potrebbe passare in radio). Un percorso che cresce dall'apertura di Aloft fino alle canzoni finali, le più intense, ed il commiato di Go: “in the end it's all behind you / it's time to let go”.
È un peccato che non sia stato compiuto lo sforzo di produzione di farne una suite unica senza soluzione di continuo.

Alla fine della storia, ancora una volta un disco per pochi, come per pochi è stata e rimarranno i Van Der Graaf Generator.

Rating del recensore: ★★★★

Bowie e la stella oscura di Peter Hammill


David Bowie a lungo ha rappresentato la stella polare dell'art rock, ed anche se oggi il suo nome ricorre solo fra i palati più raffinati, ancora ogni sua uscita discografica rappresenta un evento. Un gradino sotto, anche Peter Gabriel si è costruito un mito solido nella storia della nostra musica, a dispetto di una decisa pigrizia artistica: nove dischi un quarant'anni fanno poco più di uno a decennio. Una canzone all'anno, compresi i filler.
Invece Peter Hammill, che raramente si è sottratto all'appuntamento annuale con il proprio pubblico, resta un artista da carbonari.
Bowie era uscito dai radar, senza annunci né clamori, al cambiare del millennio. Quando si è ripresentato dopo una decade, ha trovato ad attenderlo il suo pubblico fedele. The Next Day era uno splendido album, doppio addirittura, ispirato ad uno dei suoi momenti più creativi, quell'Heroes berlinese di cui citava anche la copertina. Alla fine di questo 2015 ha nuovamente stuzzicato il suo pubblico con una canzone, Blackstar, notevole per molti versi. Dura 10 minuti, un record per un singolo da classifica, ed è ricco di momenti di fascino. Una melodia aliena e sfuggente, che si modifica ed evolve nel corso del brano, senza utilizzare artifici come improvvisazioni o ritmi dance; elementi che evocano il suo passato, ma al tempo appaiono inequivocabilmente nuovi. Echi di jazz contemporaneo che vanno e vengono dai confini nebbiosi dell'arrangiamento.
Ce n'è da rimanere affascinati. Da subito, però, mi sono reso conto che il suo ascolto mi evocava altro, oltre alle melodie dello Ziggy Stardust dei primi anni settanta. C'è quel momento nella seconda parte della canzone, quando la melodia orecchiabile viene spezzata ciclicamente da un coro dissonante che ripete "I'm a Black Star", in cui non ho potuto fare a meno di pensare a Peter Hammill, ed i suoi arrangiamenti spigolosi, dove melodie e dissonanze vanno a braccetto.
Tolto dal piatto Blackstar (se si può usare questa metafora per un brano di musica liquida), ho messo gli ultimi due Van Der Graaf Generator, quelli del trio, e ho verificato una naturale continuità di genere. Una volta si registravano playlist ai limiti dell'arte sui natri magnetici delle C90. Oggi ho mischiato sull'iPod Blackstar di Bowie, più la sua precedente Sue (or in a season of crime), ed una quantità di brani di Hammill, con e senza i Van Der Graaf, ed ho pensato con rammarico a quanta grande musica una gran parte del pubblico del rock, ormai ridotto ma attento, si perda.
Cos'è mancato ad Hammill per essere ricordato come Bowie o Gabriel? Solo un po' di malizia. Sarebbe bastato cercare qualche hook e qualche canzone più adatta all'ascolto radiofonico.
La sua discografia è splendida, ma di certo non facilmente praticabile: le sue orme vanno cercate con tenacia su vette innevate e deserti infuocati. Ho cercato di dare il mio contributo alla ricerca dell'isola del tesoro di Hammill attraverso il blog PHVDGG, dove ho cercato, con risultati sotto le mie stesse aspettative,  di disegnare una mappa del tesoro dei suoi dischi.
Aggiungo qui una playlist su Spotify, intitolata significativamente MEET PH, che non è il Best Of, ma semplicemente un teaser, un mazzo di canzoni, eterogenee, che potrebbero rappresentare per le orecchie sensibili del pubblico di Bowie, un capo del filo rosso che introduce alla sua musica.
Provare per trovare.



VDGG Merlin Atmos


Esoteric Antenna, 2 febbraio 2015 (registrato in concerto nel giugno 2013)


CD1: 
Flight  (21:30) 
Lifetime  (5:11) 
All That Before  (7:46)
Bunsho  (5:48) 
A Plague of Lighthouse Keepers  (24:05) 
Gog  (6:39) 

CD2: 
Interference Patterns  (4:28)
Over the Hill  (12:36)
Your Time Starts Now  (4:14)
Scorched Earth  (10:14)
Meurglys III, The Songwriter's Guild  (15:24)
Man-Erg  (11:30)
Childlike Faith in Childhood's End  (12:37) 

registrato durante il tour europeo del giugno 2013, da:

Peter Hammill - voce, chitarra, tastiere
Hugh Banton - organo, pedali basso
Guy Evans - batteria 

Non esiste band più allergica al successo dei Van Der Graaf Generator. Non si spiegherebbero altrimenti scelte assolutamente non commerciali (quando non suicide) come quella di portare in tour la suite di Flight, già difficile da seguire su disco (A Black Box di Peter Hammill, 1980), decisamente dispersiva dal vivo, in trio senza l'ausilio del sax. Non paghi, l'altra suite è quella di A Plague Of Lighthouse Keeper, da Pawn Hearts (1971), un brano la cui complessità è però ripagata dalla popolarità fra il pubblico. Prima del tour del 2013 il brano era stato eseguito solo una volta alla TV belga, che l'aveva pretesa in occasione di una trasmissione live.
Tutti gli altri brani non sono meno che perfetti. Una grande testimonianza del trio.

All the tracks are not short of perfection. A great evidence of the trio.

consiglio per l'acquisto: per tutti gli spettatori del tour del 2013

rating del recensore: ★★★★½


PH > ...all that might have been...


Il periodo creativo di un artista è di una decade. Quella di Peter Hammill è stata quella degli anni settanta (il che non gli ha, naturalmente, impedito di donarci un bel poker di album romantici di pregio anche negli anni ottanta e novanta). Gli anni duemila, che Hammill ha affrontato da cinquantenne, sono divisi fra il ritorno on the road della band, i Van Der Graaf Generator, e la consueta quantità di dischi intimisti registrati in perfetta solitudine, tutti molto simili fra di loro - in rappresentanza dei quali si può eleggere uno per tutti Consequences, del 2012, che mi pare bastare ed avanzare.

Questo nuovo All That Might Have Been presenta, per la durata di ben tre CD, una serie di canzoni (canzoni?) senza soluzione di continuo, registrate nel corso di due anni nello studio casalingo, approfittando degli intervalli fra i concerti con il gruppo e quelli solisti.
Tre CD in cui si fatica a trovare una sola nota che non sia stata udita prima, o un solo momento che faccia rizzare le orecchie.
Anche se nessuno può onestamente pretendere da Hammill più dei tanti capolavori che ha già donato alla musica contemporanea (e senza averne probabilmente riconosciuto in cambio il giusto merito), dispiace comunque un po' che l'artista si sia ritirato nel confortevole rifugio della routine, rinunciando alla voglia di rinnovare.
D'altra parte è lui il primo a dichiarare che non ascolta più musica di altri, ed è proprio quando non si ha più voglia di imparare che si invecchia.

Un disco strettamente per fan. Il mio consiglio agli amanti di Peter Hammill è di non perdersi per nulla al mondo Damien Rice.


The creative period of an artist is a decade. The one of Peter Hammill were the seventies (that didn’t prevent him to give us a nice poker of romantic and valuable albums even in the eighties and nineties, of course). The years 2000s, that Hammill faced at fifty years old, are divided between the return on the road of the band, Van Der Graaf Generator, and the usual amount of intimate discs recorded in perfect solitude, very similar one to each other: you may elect one for all, Consequences, of 2012, which could be enough.

This new album presents, for the duration of three whole CDs, a series of songs (songs?) seamless continuous, recorded during two years in the home studio, taking advantage of the intervals between the concerts with the group and the solo ones.
Three CD in which it is hard to find a note that has not been heard before, or a moment that catch your ears.

While no one can honestly claim to Hammill more of the many masterpieces that he has already donated to contemporary music (probably without the right consideration in return), however, I feel a bit sorry that the artist has withdrawn in the comfortable refuge of the routine, giving up the desire to walk further on up the road.
There is a meaning in the fact that Hammill is the first to declare that he does not listen to much music in these days. When you lose desire to learn, that’s when you get older.

For Fans Only. My advice to lovers of Peter Hammill music is to give a listen to Damien Rice.

Van Der Graaf Generator, tour 2013


Si è concluso il 5 luglio nella Piazza Duomo di Pistoia il tour 2013 del trio, un tour diverso e coraggioso, per aver messo in scaletta ben due suite praticamente inedite dal vivo: A Plague of Lighthouse Keepers è stata suonata non molto più di una volta (alla TV belga), mentre Flight è un brano della discografia solista di Peter. Riportiamo la recensione dell'ultimo show, dal racconto del Pistoia Blues Festival di BEAT


Difficile avere uguali aspettative per la serata successiva, con i sempreverdi Van Der Graaf Generator, e l'idolo dei ventenni nostrani Steven Wilson, il nerd del neo-prog. Costretti dai capricci del giovane Wilson ad aprire quando ancora il sole splende, la intima "musica da camera" dei tre grandi vecchi, Peter, Guy e Hugh, fatica a prendere in un ambiente grande come Piazza Duomo. È l'ultimo show di un tour coraggioso, in cui i tre musicisti hanno messo in repertorio per la prima volta due suite intense e non facili, Flight e A Plague of Lighthouse Keepers. Il suono è spigoloso, la voce di Peter sofferente, ed il grosso del lavoro in assenza del sax di sicura presa di David Jackson (purtroppo non più nella band) viene eseguito da Guy Evans, un batterista potente e raffinato. Flight è un po' freddo per l'ambiente, ed il gruppo trova il tocco nella Lighthouse Keepers dal leggendario Pawn Hearts, suonata proprio al tramonto, anche se la mancanza della parte di Jaxon è evidente. Non ci sono bis perché il tempo rimasto è di Pierino-la-peste-Wilson, solo un momento per il commovente commiato di Hammill.


Adesso cosa? Lo abbiamo chiesto a Guy, che ci ha risposto: "Non ne ho nessuna idea, neanche il minimo indizio. Ci troveremo a cena la prossima settimana, noi della band, e decideremo qual è il prossimo passo". 
Io dico un album dal vivo, e voi? 

(in foto Guy con il sottoscritto, la giornalista musicale e scrittrice Eleonora Bagarotti, ed il big boss della security Silvano Martini) 

una mappa: guida alla discografia di PH VDGG



Quando ho creato il sito PH VDGG intraprendendo il lavoro di analizzare la enorme discografia di Peter Hammill e dei Van Der Graaf Generator, il punto di arrivo che mi prefiggevo era di creare una mappa del loro cammino, con particolare riguardo ai dischi registrati.

Nel frattempo ho avuto modo di cercare, acquistare, ascoltare ed eventualmente apprezzare / amare ogni disco di cui parlo, ho conosciuto di persona ogni membro della band, da Peter Hammill fino addirittura a Chris Judge Smith, ed ho visto i loro concerti. Eleonora Bagarotti ha tradotto i testi ed insieme abbiamo realizzato un libro su Hammill ed i Van Der Graaf Generator che prima o poi daremo alle stampe.
Io non credo che la storia creativa di un gruppo di talento artistico si riduca a creare dischi in ordine cronologico uno dietro l’altro; tendo piuttosto ad immaginare la storia delle persone (e in realtà la Storia in generale) come un cammino attraverso realtà differenti, aspetti e momenti diversi, città, campagne, montagne, isole… tendo a estrapolare un senso, un significato più alto in ogni cammino.
Quella che qui propongo è la mia personale interpretazione del cammino di Peter Hammill e dei Van Der Graaf Generator.
Questo post vuole anche costituire una guida alla conoscenza, ed un consiglio all’acquisto, dei dischi (la stella piena contrassegna i dischi fondamentali, di cui non si potrebbe fare a meno. La stella vuota di quelli che vale comunque la pena di acquistare / ascoltare appena dopo).

A Map: a guide to the records of PH and VDGG

When I first created the site PH VDGG beginning a path into the huge discography of Peter Hammill and Van Der Graaf Generator, the goal that I longed for was to draw a map of their musical journey, especially of their records. Meanwhile I had the chance to find, buy, listen and eventually appreciate / love every record I am talking of; I did meet them in person, from Peter Hammill to Chris Judge Smith and I testified their live shows.
I don’t see the story of a talented artist as a list of albums; I always figure out the history as a path between different sites, moments, places, peaks, islands… I try to see an higher meaning in any path.
What I propose here is my personal interpretation of PH and VDGG path. It is also a guide to the knowledge and the buy of their records (the full star mean a fundamental disc; the empty star a record to buy soon after…)


Mark 0: preflight 

VDGG The Aerosol Grey Machine (Sept 1969)
PH Fool's Mate (July 1971)

Sono i dischi di formazione del gruppo, quelli in cerca di una identità e di esperienza. For fans only.

These are the records of a group looking for an identity and an experience. For fans.

Mark I: il prog

VDGG The Least We Can Do Is Wave To Each Other (Feb 1970) ☆
VDGG H to He, Who Am the Only One (Dec 1970) ☆
VDGG Pawn Hearts (Oct 1971) ★
PH Chameleon in the Shadow of the Night (May 1973)
PH The Silent Corner and the Empty Stage (Feb 1974)
PH In Camera (July 1974)

È la band underground, quella ruggente, feroce, selvaggia, sperimentale, senza compromessi del periodo classico. Sono gli anni del progressive sinfonico di In The Court Of The Crimson King, The Musical Box, Close To The Edge, e la musica della band è strettamente legata a quel periodo musicale e culturale. Il suono è sperimentale, creativo, senza confini e senza compromessi. I primi due album comprendono alcuni dei classici del gruppo, Pawn Hearts del 1971 è il picco dei VDGG underground, una navigazione nel maelstrom sonoro che conduce alla suite di A Plague of Lighthouse Keepers.
Lo scioglimento avviene per motivi economici più che artistici, e i tre album di Hammill sono indirizzati nella stessa direzione, progressive, con brani incorporati poi nello show della band; solo più semplici dal punto di vista strumentale, anche per il budget ridotto, e vanno perciò ritenuti un’appendice dello stesso capitolo creativo.

This is the underground group, the roaring, fierce, wild group of Classic Days. These are the days of symphonic prog of King Crimson, Genesis, Yes and the music of the band is tied to that culture. The sound is experimental, creative, boundless and with no compromise. The first two albums include some standards of the band. Pawn Hearts (1971) is the peak of the band, a navigation through the sound maelstrom that leads to the suite di A Plague of Lighthouse Keepers.
When VDGG quit is because of money, not because of shortness of ideas, so the three PH albums look in the same direction, with some songs that were / will be part of the repertoire of the band; just a little bit simpler.

Mark II: lo zenit 

PH Nadir's Big Chance (Feb 1975) ★
VDGG Godbluff (Oct 1975) ☆
VDGG Still Life (Apr 1976) ★
VDGG World Record (Oct 1976) ★
PH Over (Apr 1977) ★

Spira già un’aria nuova nella musica quando i VDGG si riuniscono, e la band la respira a pieni polmoni. La trilogia comprende canzoni di grande intensità, fra le più belle scritte da Hammill, attraversate da arrangiamenti intensi ma dall’architettura più lineare e moderna. Gli album solisti di Hammill si discostano decisamente sia dal prog che dal suono della band principale: Nadir’s è un disco rock duro e romantico precursore delle sonorità del punk a venire. In un paio di brani inventa letteralmente il suono dei Sex Pistols. Over è un disco di canzoni, intense canzoni d’amore per un amore perduto.

A new wind blows in music when VDGG reunite, and the band breaths it. The trilogy includes very intense songs, between the best ever written by Hammill, crossed by strong arrangments ma with a lighter architecture. The solo albums by PH turn in a new direction, away from progressive and from the sound of the group. Nadir’s is a romantic hard rock album that comes before the sound of the coming wave of punk. A couple of songs literally build the sound of the Sex Pistols. Over is a wonderful album of love songs for a big love that is lost.

Spin off: la new wave 1 

VDG The Quiet Zone/The Pleasure Dome (Sept 1977) ☆
VDG Vital (live, July 1978) ☆

Una nuova formazione della band senza sax e tastiere ma con violino e basso, che parte da suggestioni new wave alla Roxy Music per capitombolare nel punk vero e proprio del doppio live registrato al Marquee di Londra nella stessa serata di Ultravox ed Adam & The Ants.

A new formula for the band, without saxophone and keyboards but with a violin and electric bass guitar. It starts from new wave suggestions "Roxy Music" like, to drive to real punk in the live record recorded at London Marquee in the same evening of Utravox and Adam and the Ants.

la trilogia monocromatica: la new wave 2 

PH The Future Now (Sept 1978) ☆
PH pH7 (Sept 1979) ☆
PH A Black Box (Aug 1980) ☆
PH Sitting Targets (June 1981) ★

Hammill è al vertice della propria creatività, e realizza dischi intrisi dell’energia della new wave ma anche coerenti con la propria gotica sperimentazione. Ci muoviamo sulla stessa lunghezza d’onda dei dischi contemporanei di Peter Gabriel e Robert Fripp. Sitting Targets è forse l’album di ricapitolazione e più accessibile.

Hammill is at the peak of his creativity and he builds records soaked with new wave energy but even consistent with his gothic experimentation. He moves on the same wavelenght of the contemporary records of Peter Gabriel and Robert Fripp. Sitting Targets is maybe the most accessible record of the stack.

K group: il punk 

PH K Group: Live At Rockpalast, Hamburg 1981 (registrato live 1981, edito 2016) ★
PH K Group: Enter K (Oct 1982)
PH K Group: Patience (Aug 1983)
PH K Group: The Margin + (registrato live 1982-1983, edito 1985) ★

L'energia della new wave si sublima in punk. Gli album più significativi sono quelli registrati dal vivo.

The raw energy of new wave sublimate in punk rock: the most significant record are the live ones.

Gli album romantici 

PH The Love Songs (Aug 1984) ☆
PH Fireships (March 1992) ☆
PH The Noise (March 1993)
PH Roaring Forties (Sept 1994) ☆

Una selezione degli album in studio più riusciti nell’arco di 10 anni comprende il remake delle canzoni d’amore di Love Songs, il sinfonico Fireships, lo spigoloso The Noise, l’epico Roaring Forties.

This is a selection of the best studio albums in a ten years period, including the remake of love songs to the symphonic Fireships, the sharp The Noise, the epic Roaring Forties.

il 2000 

PH Consequences (Apr 2012)

Gli album del nuovo millenio vedono gli arrangiamenti farsi sempre più essenziali, in coerenza con i concerti che sono sempre più spesso solisti con il nudo accompagnamento della chitarra o del pianoforte, e tutti con i testi che ruotano attorno ad un tema specifico. Una sorta di Peter Hammill da camera. Consequences del 2012 è probabilmente un ottimo compendio del periodo.

The new millenium works have more essential arrangements, consistent with the live show that becomes more often solo concerts by naked voice and piano or acoustic guitar. The lyrics tend to include a specific theme. A kind of "camera" Peter Hammill. Consequences (2012) is probably a very good compendium of this period.

mark III: il ritorno ed il trio  

VDGG Present (Apr 2005) ☆
VDGG Trisector (March 2008)
VDGG A Grounding In Numbers (March 2011) ☆
VDGG Do Not Disturb (Sept 2016)

La band ritorna nel 2005 con un disco registrato praticamente dal vivo in studio, con un ottimo suono. David Jackson lascia il gruppo in seguito ad un diverbio (probabilmente due leader sono troppi nello stesso gruppo) e la band continua come trio con ottimi risultati.

VDGG comes back in 2005 with a disc recorded live in studio, with a great sound. David Jackson quits because of an altercation (probably two leaders are a bit too much in the same band) and the group keeps on playing as a trio, with great result.

i live 

VDG Vital (live, July 1978) ☆
PH K Group Live At Rockpalast, Hamburg 1981 (registrato live 1981, edito 2016) ★
PH K Group The Margin + (registrato live 1982-1983, edito 1985) ★
PH Typical Solo Performances (registrato live 1992, edito Apr 1999) ★
PH In The Passionskirche Berlin 92 (registrato live 1992, edito 2009) ☆
PH There Goes The Daylight / The Noise (registrato live Apr 1993) ☆
PH + Guy Evans: The Union Chapel Concert (registrato live, March 1997)
PH + Stuart Gordon Veracious (registrato live 1999 - 2002, edito 2006)
VDGG Real Time (registrato live, March 2007) ★
VDGG Live At The Paradiso (registrato live, June 2009) ★
PH PNO GTR VOX Live Performances (Oct 2011) ★
VDGG Merlin Atmos (registrato live, Jun 2013, edito Feb 2015)

È piuttosto semplice consigliare un disco dal vivo di Peter Hammill e dei VDGG: qualsiasi disco si riesca a trovare. Non solo perché sono tutti ottimi, ma soprattutto perché sono praticamente tutti esauriti. Al momento i più significativi e reperibili sono PNO GTR VOX di Hammill del 2011, sia in forma di doppio CD che di esteso box, e Live At The Paradiso (2009) della band in formato trio. Irrinunciabile anche Real Time (2007) dei VDGG classici, che però al momento è reperibile solo ad alto prezzo.

It is quite simple to recommend a live album from PH or VDGG: any record you are able find. This is because every of them is very good, and because they are almost all sold out. Actually the ones to look for should be PNO GTR VOX (2011) from Hammill (available also as a box) and Live At The Paradiso (2009) from the trio. You should look for Real Time (2007) too of classic group, but at the moment it is available only at expensive cost.

P.S.: quale disco comperare per primo? Di Peter Hammill: Over (Charisma 1977). Dei VDGG: Still Life (Charisma 1976). 

So, wich record to buy first if you have no one? My advice is: Over from PH, Still Life from VDGG. 



Judge Smith



Dietro ad ogni storia c’è spesso una leggenda. La leggenda dietro i VDGG si chiama Chris Judge Smith. Alla fine degli anni '60, Judge truccato da vampiro suonava varie percussioni (fra cui una macchina per scrivere) in un duo di cui l’altro elemento era il cantante Peter Hammill. Il duo si chiamava Van Der Graaf Generator, nome ideato da Judge durante un viaggio ad Haight-Ashbury, San Francisco.
Fu Judge a portare David Jackson nella band e poi a ritirarsi, complice la sua tendenza a tenere un basso profilo, quando si rese conto che dopo l’ingresso del batterista Guy Evans il proprio ruolo nel gruppo si era ridotto.

Da allora Judge non ha mai smesso di essere artista: ha scritto testi e musiche per il teatro, libretti per un’opera lirica, dischi di canzoni (concentrati soprattutto in questo millenio, grazie alle possibilità che la tecnologia ha offerto di realizzare uno studio di registrazione personale) e tre opere rock che definisce “songstories” fra cui Orfeas (con Lene Lovich, John Ellis e David Jackson), The Climber  e Curlys Airship, un enorme lavoro in due CD sulla storia del più grande dirigibile di tutti i tempi, il britannico R101 precipitato mentre tentava un impossibile viaggio verso l’India. Fra i collaboratori del lavoro i VDGG, Ray Manzarek e Keith Emerson.
Judge ha scritto canzoni di successo per Lene Lovich, come "What Will I Do Without You" e "You Can't Kill Me”, e la cantante ha partecipato di frequente ai suoi progetti.
Anche alcune note canzoni di Peter Hammill sono firmate da Judge Smith, fra cui "Been Alone So Long" (da Nadir’s Big Chance”), "Time for a Change" e "Four Pails”, e per lui Judge ha scritto il libretto di The Fall Of The House Of Usher ispirato ad Edgar Allan Poe.
Ha girato un corto musicale intitolato The Brass Band ed ha registrato persino un disco di musica per fisioterapia.


Ha collaborato con David Jackson ad uno spettacolo hi-tech per coro ed orchestra dal titolo The House That Cried (una storia ispirata alla realtà di una casa infestata da fantasmi di bambini morti in un incendio causato da una bambinaia malata d’amore) suonato per diverse volte di fronte ad un pubblico di centinaia di bambini, per avvicinare i bambini disabili alla musica.

Fra i dischi di canzoni di Judge il più popolare a tutt’oggi è probabilmente Full English, brit songs al 100%, anche se il nuovo disco, di imminente pubblicazione, promette di essere particolarmente aggressivo.


(in basso a destra assieme a Judge, il vostro vanitoso report)

collegamenti: il sito di Judge Smith