Peter Hammill


È probabile che Peter Hammill sia uno dei musicisti e dei cantanti più geniali della musica a cavallo del XX/XXI secolo. La sua produzione discografica è sterminata, considerato che dal 1969 ha prodotto poco più di un album all'anno, fra i dischi a proprio nome e quelli come leader cantante del gruppo progressive Van Der Graaf Generator. Se i dischi con la band sono i più popolari, sia in termini di approccio musicale che di successo, più complicato e tutt'altro che banale è seguire la traccia della sua complessa opera personale, lungo un percorso che ha sempre sperimentato la comunicazione delle emozioni attraverso la voce e canzoni non banali.
Durante questo lungo cammino Peter non ha mai cercato di aumentare il proprio appeal commerciale né di solleticare il proprio stesso pubblico con musica di genere. Al contrario non ha mai cessato di sperimentare ad ogni tappa creativa, lungo un impervio percorso di ricerca che riguarda tanto le musiche quanto le liriche. La sperimentazione in Peter Hammill non è mai stata fine a sé stessa o alla tecnica musicale, quanto tesa all'espressione delle emozioni e dei sentimenti umani nel teatro dell'esistenza. I toni di Peter Hammill sono spesso oscuri e gotici (non a caso fra le sue opere non manca una Casa degli Usher di Edgar Allan Poe) e i temi sono la vita e la morte, l'amore, il distacco, la perdita, la vecchiaia, la follia, con liriche spesso legate a doppio filo le une alle altre da richiami e giochi di parole.

La voce viene usata come uno strumento, sfruttato per la sua intera estensione, dai toni più bassi a quelli più acuti, con una teatralità tesa a generare un'atmosfera di pathos, mai banale, anche usando l'iterazione, la ripetizione di parole dal forte impatto emotivo. La musica è melodrammatica ed è subalterna al narrato, seguendo, sottolineando, esaltando il cantato come un moderno Monteverdi.

La carriera musicale di PH solista è partita negli anni settanta dallo stile progressive della band, i VDGG, con cui si è spesso necessariamente incrociato, non solo per l'uso degli stessi musicisti, ma a volte degli stessi brani se non proprio incrociando gli album: The Aerosol Grey Machine del 1969 attribuito ai VDGG è in realtà un suo album solista, mentre Fool's Mate di PH è registrato sfruttando pezzi in origine eseguiti dalla band.

Da subito la produzione solista si è fatta più essenziale negli arrangiamenti e di fatto più sperimentale e più dura. Double face, anche, divisa fra dischi loud ispirati alla new wave e dischi quiet di stampo romantico, magari registrati in solitudine nello studio casalingo sfruttando soprattutto pianoforte e chitarra, ma anche tastiere di sottofondo, sintetizzatori, loops, percussioni e basso.

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