PH K Group > The Margin +

Foundry, febbraio 1985 / Fie!

The Margin
The Future Now (3:46)
Porton Down (5:38)
Stranger Still (6:22)
Sign (6:36)
The Jargon King (3:15)
The Second Hand (5:57)
Empress's Clothes (5:49)
The Sphinx In The Face (5:12)
Labour Of Love (5:48)
Sitting Targets (5:44)
Patient (7:28)
Flight (20:35)

+
The Second Hand (6:03)
My Experience (4:13)
Paradox Drive - (4:18)
Modern (7:42)
Film Noir (5:06)
The Great Experiment (5:47)
Happy Hour (9:46)
Central Hotel (5:01)
Again (4:22)
If I Could (5:52)

brani di Peter Hammill
The Margin registrato a The Mitchell Theatre di Glasgow il 23 ottobre 1983 e Queen's Hall di Edimburgo il giorno dopo.
+ registrato al Theater der Jugend di Monaco il 4 novembre 1982 e al Sinkkasten a Francoforte il giorno dopo.

K Group
K (Peter Hammill) - voce, chitarre, piano
Fury (John Ellis) - chitarra solista, cori
Brain (Guy Evans) - batteria e percussioni
Mozart (Nic Potter) - basso

da Patience (1983): Labour Of Love, Patient, Film Noir
da Enter K (1982): Paradox Drive, The Great Experiment, Happy Hour
da Sitting Targets (1981): Stranger Still, Empress’s Clothes, My Experience, Sign, Sitting Targets, Central Hotel
da A Black Box (1980): The Jargon King, Flight
da pH7 (1979): Porton Down
da The Future Now (1978): The Future Now, The Second Hand, If I Could
da The Quiet Zone (1977): The Sphinx In The Face
da In Camera (1974): Again
da The Silent Corner (1974): Modern

The Margin è la stupefacente testimonianza del live show di quella BEAT band che nelle intezioni di PH fu il K Group, cioè il quartetto formato da K (Peter) voce, chitarra, tastiere / Fury (John Ellis) chitarra elettrica e solista / Mozart (Nic Potter) basso / Brain (Guy Evans) batteria. Come in tutto il resto della sua carriera PH è agli antipodi
Lo show della band non è certo un lucente karaoke alla Pink Floyd o Elton John. Al contrario è un disco scarno, minimalista, spigoloso, crudo, che lascia spazio all’esibizione del melodrammatico cantato come in un concerto “solo”, ma con l’aggiunta della band che lo accompagna con l’energia tipica della new wave.
Per sovrammercato in tutto il primo CD, quello registrato nel dicembre del 1983 a Glasgow e a Londra, è cancellato ogni applauso del pubblico, come se la band suonasse in concerto esclusivamente per l’ascoltatore del disco.
La musica di Sitting Targets, Enter K e Patience, privata degli arrangiamenti anni 80 dello studio si fa più cupa, monocromatica ma anche universale e senza tempo, legandosi perfettamente ai brani della trilogia di PH7 e persino ad attualissimi scampoli del passato come Modern.
I primi ascolti, come avviene nella migliore tradizione dei dischi di PH, sono stranianti e l’ascoltatore casuale può avere la sensazione di ascoltare rumori e grida. Ma grande è il piacere di partecipare all’emozione che mano a mano emerge dai ripetuti ascolti.
Tutti i brani contribuiscono a costruire il capolavoro, ma alcuni sono più riusciti degli altri: Stranger Still, Sign, Empress’s Clothes (con la bellissima chitarra di Fury un po’ Talking Heads), The Sphinx In The Face, Labour Of Love che sembra un’altra canzone, Sitting Targets e naturalmente la grandissima Patient
Alla fine del primo CD PH non si fa problemi a proporre i 20 minuti dell'ermetica suite di Flight.
I brani del disco stampato nel 1985 erano solo 12. Nel CD ristampato da Fie! aumenteranno a 21 con l’aggiunta di un secondo CD registrato un anno prima nel corso delle date tedesche della tournée, questa volta con l’apporto degli applausi e con un’atmosfera persino più selvaggia che ne fa una sorta di testimonianza rock & roll di quello che succedeva nei piccoli club dove i quattro si trovavano ad esibirsi: come si può resistere a ballare al ritmo Paradox Drive?

Il percorso live della carriera di Hammill è più straordinario ancora dei dischi in studio (per quanto persino meno accessibile al grande pubblico), e The Margin + ne è una delle tappe più entusiasmanti. Da notare che sulla copertina del disco compare finalmente il nome del gruppo.


consiglio per l'acquisto: un capolavoro da possedere ed il disco degli anni ’80 più importante di PH. Ma non un disco facilmente accessibile o un punto di ingresso al lavoro dell’artista.

rating del recensore: ★★★★★

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