PH K Group > Enter K

Naive Records, ottobre 1982 / Fie!

"Paradox Drive"
"The Unconscious Life"
"Accidents"
"The Great Experiment"
"Don't Tell Me"
"She Wraps It Up"
"Happy Hour"

brano extra del CD:
"Seven Wonders"

brani di Peter Hammill
registrato al Sofa Sound e Crescent Studios (Bath) da:

K Group
K (Peter Hammill) – voce, chitarra, tastiere
Mozart (Nic Potter) - basso
Brain (Guy Evans) - batteria
Fury (John Ellis) - chitarra solista
più:
Jaxon (David Jackson) - sassofono (su 2 e 5)

Per PH Sitting Targets (1981) era un disco per una band. Dunque gliene serviva una per portare in tournée il disco, forse con la segreta speranza di rompere finalmente quel muro che lo separava dal successo. Il gruppo avrebbe preso il nome di K Group e, secondo Hammill, fu la cosa più vicino ad una gruppo BEAT che abbia mai avuto.
Il gruppo era una vera rock band, con due chitarre - un basso - una batteria, compatibilmente con quanto possa risultare condiscendente verso un cliché la musica di Hammill.
Dal vivo il sound era straordinario, qualche cosa di essenziale, crudo e ricco di energia. Per rappresentare il gruppo in studio fu scelto un suono più morbido, qualche cosa che derivasse da Sitting Targets. I brani sono tutti splendidi a testimonianza di un momento di grazia creativa.

Paradox Box parte con una chitarra alla Lou Reed (Sweet Jane) per virare subito ad un sound alla Talking Heads e poi al più intenso PH della serie loud.

The Unconscious Life si apre come una di quelle ballate per pianoforte in cui Hammill è imbattibile, per poi lasciare entrare l’accompagnamento della band:
“sono il comandante
ho io il controllo
sono il capitano della mia anima"

Accidents è sperimentale ed elettronico, The Great Experiment è rock & roll.

Don’t Tell Me una grande ballata romantica ricamata da un sax dilaniante, ed ancora una volta una storia d’amore finito. Dice Hammill che immagina la canzone ambientata alle Baleari o comunque in qualche isola:
“Non devi dire nulla, il silenzio è dolce
siamo stati insieme oggi come non potremo mai più
la tua testa sul cuscino, la distanza nei tuoi occhi
stai già provando la parola addio
quando la sera arriverà di questo giorno perfetto
scivolerai via?
Non dirmi niente, non c’è bisogno che tu dica neppure una parola…”

She Wraps It Up è una canzone orecchiabilissima e farebbe il suo figurone persino trasmessa alla radio; ma probabilmente nessun disc jockey l’ha mai sentita.

Happy Hour chiude l’album con un pezzo lento melodrammatico di sette minuti ispirato da un bar in Germania. Il CD invece propone un bis con Seven Wonders, un pezzo addirittura funky alla Talking Heads che avrebbe meritato all’autore un po’ di successo.

Va detto che al gruppo non fu riconosciuto neppure il piccolo successo di cui godettero per esempio i nuovi King Crimson di Discipline, per tacere del grande successo pop dell’amico Peter Gabriel. Da una parte la causa fu, come sempre, il notevole livello artistico delle canzoni, qualcosa di troppo sofisticato per il pubblico della radio. Anche la mancanza di un contratto con una casa discografica di qualche forza (la Naive Records era, per così dire, naive…) ebbe il suo peso. Ma io credo che fu commercialmente un errore da parte di PH il non credere al gruppo al punto di rappresentarlo sulla copertina, dove invece compare una anonima fotografia a colori del volto di Peter e dove non si menziona il nome del gruppo. Il disco è ancora una volta attribuito a Peter Hammill e l’unico riferimento al gruppo è il criptico titolo di Enter K, “presentando K”. Peccato.

consiglio per l'acquisto: il disco da avere del K Group è il live The Margin +. Enter K completa molto bene quel periodo fortemente creativo.

rating del recensore: ★★★½

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