VDG > Vital


Charisma, luglio 1978

side one
"Ship of Fools" – 6:43
"Still Life" – 9:42
"Last Frame" – 9:02

side two
"Mirror Images" – 5:50
"Medley: A Plague of Lighthouse Keepers/Sleepwalkers" – 13:41

side three
"Pioneers over c" (Peter Hammill and David Jackson) – 17:00
"Sci-Finance" – 6:16

side four
"Door" – 6:00
"Urban/Killer/Urban" – 8:20
"Nadir's Big Chance" – 7:00

registrato il 16 gennaio 1978 al Marquee Club di Londra da

Graham Smith – violino
Charles Dickie – violoncello, piano elettrico, sintetizzatore
David Jackson – sassofoni e flauti
Nic Potter – basso
Peter Hammill – voce, pianoforte, chitarre
Guy Evans – batteria


"Kill all hippies, but spare Van Der Graaf... eliminate gli hippie, ma risparmiate i Van Der Graaf". Firmato: punk generation. La scena londinese del 1978 era radicalmente diversa da quella di un paio di anni prima. I supergruppi della scena progressive, che si erano abituati a suonare negli stadi, a volare in Concorde riservando un posto a sedere alla chitarra e a costruire case dal pavimento in vetro sui torrenti (è tutto successo veramente), all'improvviso non se li filava più nessuno. I ragazzi portavano T-shirt rovesciate e giacca di pelle e si stipavano in piccoli club soffocanti come il Marquee per ballare al rock & roll di Eddie & The Hot Rods o di Ian Dury & The Blockheads. Nessuno sembrava volere più pallosi assolo di sintetizzatore, musica elettronica e jazz-rock. Era un ritorno alle radici quello che glorificava i 45 giri di Who e Rolling Stones, era ancora divertimento e pogo dance quello che i teenager (e non solo loro) volevano.
Nonostante la musica di Peter Hammill sia sempre stata molto lontana dal rock & roll, i temi più oscuri e gotici della new wave, l'asprezza e la spigolosità sonora non gli erano estranei. Non è detto che Peter Hammill non avrebbe potuto trovare il suo momento nella nuova ondata, solo con un poco di malizia in più. Per esempio con un disco meno pulito e educato di quanto risultò essere l'album di studio The Quiet Zone / The Pleasure Dome. Per esempio chiamando (in modo appropriato) la registrazione del suo potente show Live At The Marquee anziché Vital, e dotandolo di una copertina magari un po' più... vitale.

Tutto questo per arrivare a dire che i Van Der Graaf che suonavano nei club nel 1977 e nel 1978 erano tutt'altro che morti viventi, ma una grezza, dura, selvaggia band in grado di evocare potenti echi gotici anche nel più angusto dei club.

La band che prese a suonare nel febbraio del 1977 era molto diversa dai VDGG che li avevano preceduti. Hugh Banton aveva lasciato la musica professionista, e David Jackson aveva mollato poco dopo aver iniziato le prove con la nuova band. Rimaneva Guy Evans alla batteria, affiancato dal redivivo Nic Potter al basso e dal violino di Graham Smith (che aveva già accompagnato PH sul disco Over). Il disco in studio che avrebbero registrato in maggio non documentava assolutamente né la potenzialità e la grinta, ma neanche il suono di questa nuova band. Cosa che fa egregiamente questo Vital registrato (cupamente) al Marquee Club (covo di punk) nel freddo 16 gennaio 1978. Nel frattempo la formazione si era allargata per la presenza di un Charles Dickie al violoncello e tastiere e dal ritorno di Jackson.
La scaletta è rappresentata quasi completamente da canzoni nuove della band.
Si apre con uno sferragliare di chitarra elettrica per un brano durissimo intitolato Ship Of Fools sostenuto dalla coppia chitarra / violino, mentre Peter sbraita:

"run rabbit run / you're the only one that can do it
turn baby turn / there's a ring of fire / and you're in it
fun baby fun / it's a Ship of Fools: no rules"

Il secondo pezzo è persino meglio: una rilettura tesissima, sulla corda del violino, di quella Still Life che è sempre stato uno dei pezzi migliori di Hammill.
Last Frame è un pezzo ipnotico tratto da The Quiet Zone, ancora sostenuto dal violino gitano, che esplode come un pezzo dei Zeppelin.

Mirror Images si rifà allo stesso tema di This Side Of The Looking Glass, su un incedere raga di grande bellezza:

"Se io sono lo specchio e tu sei l'immagine,
allora qual è il segreto fra i due,
quanti possono essere questi me e te?
ancora rifletto questo relitto nervoso che sta di fronte a me
può sicuramente dire che non è ancora libero,
può voltarsi ma non può ignorarmi,
sapere chi di noi due è lui, chi di noi due sono io
portate via lo specchio, quando non ci sarà più sarà rimasto solo quello vero..."

A sorpresa di introducono le note incantate di pianoforte, dimenticate dal tempo, di quella lontana Plague Of Lighthouse Keepers di Pawn Hearts praticamente mai suonata dal vivo dai Van Der Graaf Generator. Dopo una intensa ed emotiva introduzione vocale di Hammill, che strappa brandelli del testo originale, fa la sua comparsa il sax gracchiante di Jackson a duettare con il violino di Graham Smith in una discesa agli inferi che apre le porte a Sleepwalkers da Godbluff. È emozionante ascoltare una musica nota che nasce a nuova vita ed in qualche modo è sorprendente che avvenga così raramente.

Dopo il medley il concerto riprende ancora più sorprendentemente con la ancora più lontana Pioneers Over C in una versione molto (troppo?) lunga e molto dura.
Sci-Finance e Door sono pezzi nuovi, il secondo ispirato allo stesso tema della porta della mente di House With No Door:

"...at the astral shadow of the door of a room called I"
"all'ombra astrale della porta di una stanza chiamata me"

Il concerto va verso la chiusura con la nuova Urban che include un frammento di Killer. Per il bis viene rievocato Rikki Nadir con il punk di Nadir's Big Chance.

Uno dei momenti migliori di PH e dei suoi VDG, e anche uno dei più sconosciuti.

consiglio per l'acquisto: uno dei vertici della produzione dei Van Der Graaf, ma per orecchie avvezze al sound. Personalmente uno dei miei preferiti.

3 commenti:

fanis ha detto...

Per me sono poche le parti buone di questo disco.Tutta la seconda parte con una splendida "Mirror Images" e una abbastanza buona esecuzione di "plague/sleepwalkers" e le parti di violino-cello in "Pioneers.." e... basta.Non mi piace affatto come sono diventate le classiche "Still Life" e "Last Frame" e per il resto potrei sentirlo con simpatia se fossero in un disco diciamo "Nadir's second chance". Parlo delle nuove " Ship of fools", "Sci-finance", "Door" e "Urban". Non e per caso che il finale del disco e' proprio "Nadir's big Chance". Forse uno sforzo di essere nel clima punk di questi giorni ma lontano dall' anima dei VdGG e dei VdG di "Quiet Zone...". Era gia' visibile la fine del gruppo.In conclusione solo la seconda parte rapresenta per me la creativita' dei VdG(G) e di Hammill, il resto da ascoltare in certi momenti oppure da dimenticare.
Makis

Blue ha detto...

Quando scrivo le note sui dischi cerco di essere il più possibile obiettivo, anche se ovviamente è impossibile.
A questo servono i commenti: a portare differenti punti di vista all'internauta che approda al blog.

Personalmente confesso un debole per tutte le opere live di PH: Vital, The Margin +, In The Passionkirche, Real Time e Paradiso... (e un debole per Rikki Nadir)

Simone Cavatorta ha detto...

Credo sia una prerogativa dei geni quella di riuscire conciliare gli estremi opposti e ottenere come risultato una sintesi originale e inaspettata.
Uno, ad esempio, era Zappa, che riusciva a far coesistere il doo-wop con Stravinsky.
E un altro è Hammill, che prende una sezione d'archi classica, un batterista jazz e un bassista rock e ottiene come risultato un sound quasi punk, che però non è veramente punk ma un qualcosa di diverso e personale.
A me di Vital piacciono molto i lati A e B (il primo CD, in sostanza): quando sento Ship of Fools devo per forza scuotere la testa e agitarmi, neanche fossero i Sex Pistols, e poi mi fa impazzire A Plague (la preferisco all'originale) unita con Sleepwalkers. A differenza di Makis, mi piacciono molto anche Still Life e Last Frame (soprattutto quest'ultima: "...still it never LIEEEEEESSS!!!!!", da infarto!) e poi concordo su Mirror Images, che qui è strepitosa (meglio che su PH7).
Del secondo CD mi piace, ovviamente, Pioneers, anche se una versione così dura fa perdere qualche sfumatura dell'originale, e poi Nadir, che è il pezzo ideale per un sound del genere.
Pure i brani rimanenti non sono male, e hanno una buona resa live, ma li trovo un gradino sotto a livello di ispirazione (imho, ovviamente).
Saluti :-)

Simone