VDG > The Quiet Zone/The Pleasure Dome


Charisma, settembre 1977

the quiet zone:
"Lizard Play" – 4:29
"The Habit of the Broken Heart" – 4:40
"The Siren Song" – 6:05
"Last Frame" – 6:15

the pleasure dome:
"The Wave" – 3:15
"Cat's Eye / Yellow Fever (Running)" (P. Hammill, Graham Smith) – 5:21
"The Sphinx in the Face" – 5:59
"Chemical World" – 6:12
"The Sphinx Returns" – 1:18

brani extra del CD:
"Door" – 3:23
"The Wave" – 3:03 (demo)
"Ship of Fools" – 3:43 (lato B)

tutti i brani scritti da Peter Hammill
prodotto da Peter Hammill
registrato dal 13 maggio al 12 giugno 1977 da:

Nic Potter – basso
Guy Evans – batteria
Peter Hammill – voce, piano, chitarre
Graham Smith – violino
+
David Jackson – sassofono su "The Sphinx in the Face" e "The Sphinx Returns"


All’inizio del 1977 i VDGG erano di nuovo nei guai. Dopo un tris di album straordinari senza riscontro di classifica e dopo tre anni di touring pressoché ininterrotto, il tastierista Hugh Banton aveva deciso di lasciare la band e persino la professione di musicista.
Ma questa volta Peter Hammill non era pronto a lasciare: decise di ricostruire la band richiamando alle armi Nic Potter ed il violinista Graham Smith (già String Driven Band, un gruppo che registrava per la stessa etichetta, la Charisma Label, ed aveva collaborato con Hammill al suo Over). Il quartetto si sarebbe adeguato all’aria di novità che si respirava a Londra ed in tutto il mondo musicale in generale. Meno fronzoli e barocchismi ma una musica più diretta e minimale che privilegiasse la forma canzone sulle vecchie suite. A dimostrazione anche il pomposo nome della vecchia band sarebbe diventato un onomatopeico Van Der Graaf a serramanico.
La band entrò negli studi di registrazione nel marzo del 1977 dopo un paio di mesi di live show. Il risultato sarebbe stato un disco di nove canzoni fittiziamente diviso in due parti: The Quiet Zone / The Pleasure Dome. Rispetto al ruvido e potente live set della band, bisogna dire che Hammill barò nella produzione di questo disco, non solo ripulendo il gruppo del suo suono cupo e selvaggio, ma registrando in pratica un proprio album solista con l’aiuto di una band. Da questo punto di vista le note cristalline di QZ/PD rappresentano un anticipo dei dischi a venire con il K Group all’inizio degli anni ottanta.

Se i due brani iniziali vogliono essere vivaci e moderni nell’esecuzione, bisogna ammettere che il drumming di Guy Evans è tutto tranne che rock & roll. Il primo grande brano arriva con The Siren Song, uno dei classici lenti in cui Hammill eccelle e che diventerà un numero fisso del proprio live show.
“lettere scritte a matita, alcune pesanti come piombo, vecchie come il carbonio, nere come il carbone ma roventi come tizzoni…
…così la canzone della sirena percorre le ere e mi scorre nelle vene come champagne, e drogato dai suoi baci mi spinge a spezzare i miei legami”

Last Frame è un altro ottimo pezzo alla PH ispirato al solito dal ricordo dell’amore spezzato, raccontato dalle fotografie di lei che sviluppa in solitudine.
Cat’s Eye / Yellow Fever (Running) è uno scherzo del violino di Graham Smith, la scommessa di un nuovo singolo di successo com’era stato Theme One, che però purtroppo non riesce - commercialmente - nell’intento.
Il finale ritrova l’epica della vecchia band, con una lunga The Sphinx In The Face che comprende anche The Chemical World, tipicamente Van Der Graaf Generator.

Un album delizioso ma contradditorio, che rompe con l’epica bellezza di quelli che l’hanno preceduto ma non riflette neppure la vera immagine della nuova band (che sarà piuttosto testimoniata dal live show) limitandosi ad essere un buon disco solista di Hammill, al prezzo di deludere i vecchi fan prog e di non crearsi un pubblico nella nuova ondata.


consiglio per l'acquisto: un dolce ascolto per l'appassionato di Peter Hammill

3 commenti:

fanis ha detto...

Vorrei aggiungere prima di tutto che liricamente "Quiet Zone" sta sempre nella storia con Alice (un po' a distanza) mentre "Pleasure Dome" cambia argomento. Io non posso eliminare pezzi perche' il drummer non suona in modo rock and roll(il che significa?), non mi importa affatto.D'altra parte neanche posso chiudere le orecchie in una delle classiche dei VdG (Cat's Eye) perche' e' un 'gioco' di Smith o' una scommessa per avere successo(anche se fosse cosi'-poco probabile).Chemical world non fa parte di Sphinx, e' un altro pezzo e pure niente a che fare con i classici VdGG. Per me il disco riesce a portare l'equilibrio che esprimono le copertine (con la gravita' e la mela di Newton) in un nuovo terreno musicale.Certo che Hammill avrebbe la prima e ultima parola, sicche' non ci sono Banton e Jackson che furono il
"suono" VdGG, pero' il basso e il violino fanno bella figura dal inizio alla fine."Last Frame", "Wave", "Cat's Eye", "Siren Song","The Habbit.." le migliore per me in un disco forse sottovalutato ma sempre nel mio cuore vicino ai classici "Still Life", "Pawn Hearts","The Least..", "H to He.."
Makis

Simone Cavatorta ha detto...

Mi piace molto questo disco, anche se in un primo momento mi ha disorientato parecchio perchè la cesura con il precedente World Record è nettissima... in effetti sembra più un album solista che un lavoro di gruppo... forse, se Hammill l'avesse pubblicato a suo nome, oggi sarebbe meno trascurato perchè risulterebbe più coerente con il resto della discografia, ma è difficile dirlo.
Ad ogni modo, contiene alcuni dei miei brani preferiti in assoluto: Siren Song, Last Frame, The Wave e anche la sorpendente Cat's Eye, in cui Graham Smith si produce in un assolo che mi dà i brividi ogni volta.
Una piccola pecca, a mio avviso, è l'assenza quasi totale dell'energia di Vital, che avrebbe giovato ad alcuni brani con un feeling più rock, come Habit e Sphinx (mi sarebbe piaciuta una Sphinx al vetriolo, stile Vital). Molto belli anche i testi, suggestivi e labirintici, fra cui in particolare Lizard Play e Siren Song.

Rodrigo L. ha detto...

Gostei mais da segunda capa.