PH > Typical

registrato dal vivo nel 1992, edito Fie! 1999

My Room (7:30)
Curtains (6:06)
Just Good Friends (4:55)
Too Many Of My Yesterdays (4:23)
Vision (4:32)
Time To Burn (5:08)
The Comet, The Course, The Tail (9:12)
I Will Find You (3:55)
Ophelia (4:14)
Given Time (4:46)
Modern (9:30)
Time For A Change (4:14)
Patient (8:43)
Stranger Still (5:51)
Our Oyster (5:46)
Shell (4:44)
A Way Out (9:06)
Traintime (6:10)

encore:
The Future Now (4:03)

ghost tracks
Afterwards (6:00)
Darkness (11/11) (5:13)
Central Hotel (6:12)

Peter Hammill: voce, pianorte, chitarra

Peter Hammill racconta di aver suonato dal vivo solo sul palco sin dall’inizio della sua carriera. Ha diviso il palco con i VDGG, con il K Group, il duo, il trio, il quartet, ma lo show più tipico e ricorrente è stato probabilmente quello che lo vede intrattenere da solo il pubblico armato solo di un microfono, una chitarra e un pianorte.
Typical Solo Performances contiene un tipico show solo di diciannove (o più?) pezzi selezionati fra quelli della tournée europea di Fireships, nel 1992: Austria, Germania, Olanda e Italia.
Nel libretto che accompagna il doppio CD racconta dei criteri con cui sceglie la scaletta dei brani, non prima di un’ora dall’inizio dello show, da quello con cui rompere il ghiaccio ed entrare nell’atmosfera fino alla scelta del bis finale.
Typical non è solo un tipico show solista ma è anche uno straordinario show che viaggia su livelli di perfezione. Ottimamente registrato, con un suono caldo e coinvolgente e con una voce assolutamente presente.

“È evidente che non stiamo assistendo ad un concerto rock. I tasti del pianoforte sono martellati come ad un concerto di musica classica e la voce si modula, si alza e si abbassa, sperimenta toni arditi, riempie con la propria potenza di magnifico strumento tutto la spazio del teatro, mentre il pubblico respira piano. Sperimenta Peter Hammill con il canto, ma non è una sperimentazione musicale fine a sé stessa quanto la ricerca di esprimere le emozioni e i sentimenti dei suoi testi quasi dovessero prendere vita ed esibirsi da sé. Nonostante la complessità oggettiva delle canzoni e del cantato, non c'è ombra di freddezza nella musica di Hammill, anzi, da subito siamo aggrediti dalla marea delle emozioni, dalla forza delle canzoni e dei loro temi, l'amore il dolore la vita la morte…”

Lo show si apre con My Room, splendido scampolo dei Van Der Graaf Generator di Still Life, un brano che ha aperto così spesso il suo show da sentirlo più parte del repertorio solista che della band.
“i miei polmoni scoppiano in un grido
come hai potuto lasciarmi qui a morire
mi congelo nel ghiaccio di questo posto
come hai potuto lasciare che accadesse?
sogni, speranza, promesse, frammenti fuori dal tempo
tutte queste cose sono state dette
eppure tu ancora non capisci come io mi senta
nell'attesa che vengano infrante"

Curtains viene dal recente (ai tempi della registrazione) Fireships, che sembra guadagnare dal trattamento per solo pianoforte.

Just Good Friends è il classicissimo di Patience:
“ogni volta che siamo così vicini
io do per scontato che sarà l’ultima volta
per quanto potremo ancora fingere
di essere solo buoni amici?
Ti ho dedicato la mia devozione
non ho assi nella manica
se uscissi in silenzio dalla tua vita
te ne accorgeresti?”

Too Many Of My Yesterdays è un bel brano da And Close As This, un disco in studio che già proponeva un PH solista.
“Tanti anni fa io pensavo che tu fossi l'unica
chi sa quando le persone cambiano, si arrendono a diventare estranee
se ne vanno alla deriva sulla loro vita, circondate dal passato
chi sa quale è l’ultimo addio
Non provare a dirmi che niente muore
non provare a dirmi che niente è cambiato
non cercare di dirmi che niente è nuovo
troppi dei miei ieri appartengono a te”

Vision è un evergreen che viene dal passato, il lontano 1971, l’epoca della prima band e di Fool’s Mate, a dimostrare che per quanto possano modificarsi mode ed arrangiamenti il cuore delle poetiche composizioni di Hammill è sempre assolutamente attuale.
“ho una visione di te chiusa nella mia testa
si insinua nella mia mente e mi riscalda nel letto
la visione di una visione
che mi protegge dalle paure della notte
e mentre la stagione va avanti il mio amore resta forte
non so dove finisci tu e dove inizio io
devo solo aprire la mia mente ed i ricordi ci si riversano
sii mia figlia, sii la mia amante
ingoiami nel tuo bagliore
prendi la mia lingua prendi il mio tormento
prendi la mia mano e non lasciarmi andare”

Time to Burn è una bella canzone di In A Foreign Town nuda di ogni orpello di arrangiamento.

Per The Comet, The Course, The Tail Hammill si sposta alla chitarra elettrica, per riprendere un epico tema dei VDGG finito nel capolavoro progressive di In Camera.

I Will Find You è di nuovo un pezzo nuovo orecchiabile da Fireships, bello anche nella versione spoglia per chitarra.
“Noi siamo scritti in un cielo attraversato dalle stelle
la musica dello spirito ricorda di te…
puoi correre o nasconderti, ma sicuramente
ti cercherò, ti inseguirò, ti troverò”

Ophelia è una classica canzone d’amore da Sitting Targets (e Love Songs).
Given Time (Fireships) porta qualche dissonanza fra le sei corde.
Modern è una splendida melodia ipnotica da The Silent Corner and the Empty Stage, che da modo ad Hammill di esibire la teatralità della propria voce.

Time For A Change è un pezzo di Judge Smith che Hammill ha interpretato in pH7. Una melodia romantica che non riesco mai ad ascoltare senza avere i brividi.
“Tempo di cambiare
mi sentivo male, le cose si erano fatte strane
casa, la casa è vicina
sì, è il momento per un cambiamento…”

Patient (da Patience) è uno dei brani più significativi di Hammill, ed anche emozionanti quando canta il coro:
“Waiting For The Doctor To Come!”
sottolineandolo con la durezza degli accordi sulla chitarra.

Un momento di pathos così intenso ha bisogno di essere spezzato dal ritorno al pianoforte per un brano romantico come Stranger Still ancora da Sitting Targets:
“Ancora straniero in un’altra città
com’è normale sedersi fuori dalla danza
mangiando buon cibo da solo
brindando con il bicchiere vuoto
e stanno già preparando la prossima tappa
già dimenticando l’ultima
No, niente potrebbe essere meno strano di così
nell’entropia
non c’è nessun cambiamento”

Our Oyster è da Out Of Water:
“Questo è un autentico figlio di una pistola
una colonna sonora dalla Cina nel linguaggio universale
nel linguaggio universale alcune cose non devono essere tradotte
c’è un solo linguaggio
che l’intero mondo comprende
c’è un solo messaggio
quando scende il buio
stanno suonando world music
in piazza a Tiananmen
il fischio dei proiettili”

Si va verso il finale con l’eleganza di Shell dal sottovalutato Skin:
“Gira una carta, volta una pagina
l’azione partirà di certo
una reazione a pensieri illogici sulle linee del caso
in un sogno di Borges ci muoviamo verso la scrittura delle vite”

A Way Out ancora dal recente Out Of Water, una canzone d’amore dai toni drammatici:
“Slogato, fuori dalla verità
fuori dall’amore, fuori dalla tristezza
fuori servizio, fuori orbita, fuori controllo
fuori contatto, fuori linea
fuori sincrono e fuori tempo
finita la benzina e le gomme
fuori strada...
…vorrei aver detto “ti amo”

L’ultimo brano dello show è Traintime (da Patience)
“Lungo i binari i cavi ronzano
in scoppi di codice come tamburi lontani
portando il messaggio
più in la lungo la linea qualcuno sta urlando
mentre il tempo passa”

Il bis è The Future Now, ancora per pianoforte. Racconta PH che non considera il bis come parte della scaletta per cui può essere qualsiasi cosa: un brano raro, un brano calmo, un pezzo esplosivo. Questa sera è esplosivo.
“Voglio il futuro adesso
voglio stringerlo nelle mie mani
tutti gli uomini uguali e liberi
voglio la terra promessa”

Se non si toglie il disco e si aspetta abbastanza a lungo si è premiati da addirittura tre ghost track, un secondo, terzo e quarto bis: rare versioni di Afterwards e Darkness 11/11 (dal repertorio dei VDGG: The Least We Can Do… e addirittura The Aerosol Grey Machine) e Central Hotel (Sitting Targets).


Se c’è un segreto dell’arte di Peter Hammill questo è svelato in Typical.
Se dovessi possedere un solo disco di PH questo sarebbe Typical.
Però credo che sia più bello ancora ascoltare di queste splendide canzoni nella loro nuda anima quando già ci sono note nel loro abito da disco in studio.


consiglio per l'acquisto: un disco perfetto che mette a fuoco l’essenza dell’arte di Hammill.

rating del recensore: ★★★★★ (capolavoro)


2 commenti:

fanis ha detto...

Vorrei solo aggiungere che ha fatto i cd nel modo di un tipico (Typical) concerto Hammilliano, cioe' piano-chitarra-piano-bis un po' prolungato. Ha pure scelto le canzoni nel modo cha fa nei concerti (calma-esplosione ecc.). Allora per uno che conosce i pezzi ma non lo ha visto dal vivo e' un disco indispensabile. Luci spente, volume alto...e via.
Makis

Simone Cavatorta ha detto...

Wow! Questo concerto mi manca: acquisto immediato!